Un post istintivo, lo ammetto. Ma non riesco più a tenere a freno i miei pensieri a ridosso dell'anniversario che stiamo per vivere: il dramma dell'11 settembre 2001, nove anni dopo.
Prima di tutto: sono giorni che cerco sul web dati o informazioni che aggiornino la situazione a quasi un decennio di distanza. Nulla. Niente di niente. Mentre la guerra permanette scatenata dagli effetti dei crolli a NY continua a mietere vittime, (restano incalcolabili i danni alla salute prodotti dalle polveri) mentre lo scacchiere internazionale continua a subire gli effetti della reazione USA in medio-oriente (la guerra continua al terrorismo), mentre persino la psiche degli americani (studio scientifico pubblicato) continua a risentire di ciò che è accaduto, tutto tace. Questo mi sbalordisce e mi avvilisce più di ogni altra cosa. A parte l'annuncio di un timido confronto tra cospirazionisti e anti-cospirazionisti a Milano, su questo nono anniversario della tragedia dell'11 settembre tutto tace. Tutto.
E allora sento la necessità di fare il punto. Sopra ogni cosa il cordoglio e la solidarietà nei confronti dei parenti e degli amici delle vittime. La vicinanza a chi quella tragedia l'ha vissuta direttamente o indirettamente sulla propria pelle è forte. Comprese le famiglie dei militari che hanno perso e continuano a perdere la vita nelle discutibili guerre in Afghanistan e Iraq.
E poi le responsabilità. Indipendentemente da come la si pensi su ciò che è accaduto, indipendentemente da quanto si sia inclini a cedere alle proprie e altrui paranoie, resta un fatto indelebile che le responsabilità per quanto è accaduto non sono ancora state chiarite. va da se che giustizia non è stata fatta. Non possiamo ignorare che le responsabilità, ma anche le colpe, dell'Amministrazione americana sono enormi. La strage dell'11 settembre è avvenuta con troppa facilità. Troppa perchè qualcuno non paghi. E se è comprensibile che nell'immediato un Governo forte come quello Bush non potesse cedere alla tentazione di far cadere qualche testa per non esporre il fianco a critiche nazionali e internazionali, se è comprensibile che nell'immediato non si potesse ammettere debolezze, ora non è più così.
Nove anni possono essere un tempo congruo per metabolizzare una sconfitta (se sconfitta e stata) e presentare il conto ai responsabili. Questo, penso, avverrebbe in automatico se la ricostruzione ufficiale fosse inattaccabilmente dimostrata e esposta in modo trasparente. Ma così non è, temo. E lo ammetto: è un timore più che una certezza.
Cospirazionisti e anti-cospirazionisti continuano a darsi battaglia, per usare un eufemismo (in realtà è in corso da tempo una infamante querelle che sembra imitare il tradizionale teatrino della politica italiana) in una situazione di abbandono Istituzionale. Ci si sarebbe aspettati che alle tante domande scaturite dalla ricostruzione ufficiale dei fatti seguissero altrettante risposte da parte dell'Amministrazione USA. Ma questo, è evidente, non è accaduto. Neanche gli interrogativi posti dai familiari delle vittime hanno avuto soddisfazione. E questo, in una democrazia che si ritiene tale, è molto grave.
Quindi ricapitolando: ciò che è successo l'11 settembre 2001 merita, oggi più di ieri, maggiore chiarezza. E non soltanto perchè quell'evento ha cambiato la storia e lo scorrere del tempo, non soltanto perchè sulle due guerre che ne sono scaturite aleggia il sospetto dell'interesse puramente economico, non soltanto perchè i morti vanno onorati con la verità e la giustizia. Non soltanto per tutto questo ma anche, e soprattutto, per dare (o restituire) dignità a tutto il mondo occidentale. Domandare è lecito, rispondere è cortesia secondo la buona educazione. Ma quando in ballo ci sono libertà e democrazia i pesi cambiano e rispondere diventa obbligatorio.
Ecco, in questo anniversario dell'11 settembre 2001 mi piacerebbe che l'Opinione pubblica comprendesse l'importanza di non sonnecchiare come gli ignavi danteschi. Lo spero proprio.