Alle origini del pregiudizio antimassonico nell'opinione pubblica italiana
di Sante Ferrulli
In Italia bisogna distinguere tra un pregiudizio antimassonico storicizzato, fondamentalmente di ispirazione cattolica, ed uno più recente che attraversa trasversalmente sia gli ambienti ideologici della sinistra come di certa destra.
Eppure, come era giusto che fosse, l’opinione pubblica dell’esistenza della Libera Muratoria non è che avesse troppa contezza prima che alcuni avvenimenti epocali in tal senso accadessero; e ci riferiamo ovviamente allo scandalo P2 del 1980. Ma era già da almeno un decennio che certi ‘opinion maker’ si misero di impegno per riversare (non sempre senza motivo) tutto il discredito possibile. Tra i momenti più alti di questa strategia si deve senz’altro considerare quando l’editore del settimanale L’Espresso, in una circostanziata e fortemente pubblicizzata inchiesta (Roberto Fabiani, I massoni in Italia, Editoriale l’Espresso, 1978) si mise quasi con accanimento a rimestare tra vizi privati e pubbliche virtù delle logge italiche. Ma per i redattori dell’Espresso la massoneria veniva inquadrata solo e unicamente in quanto luogo di interscambio tra poteri economici e politici e, da quel momento in poi, per le generazioni progressiste fuori da un contatto diretto con l’associazione l’equazione mentale sarà per sempre questa: massoneria uguale torbidi trame per inconfessabili fini economici, politici, sociali e chi più ne ha ne metta.
All’epoca noi studenti liceali d’ una provincia lontana dai grandi palcoscenici culturali, cominciavamo proprio attraverso la lettura dei settimanali d’opinione ad aprirci in qualche modo all’interesse verso tutto ciò che ruotasse attorno al mondo; e così si scopriva già prima del 1978 che la massoneria era una associazione da diffidare perché formata da gente che si nasconde perché aveva sicuramente qualcosa da nascondere…
A titolo puramente dimostrativo ecco uno stralcio del libro citato, in cui si fa un succoso elenco di nomi di prestigio dell’epoca, con lo scopo evidente di sottolineare come le chiacchiere su filosofia, esoterismo e quant’altro poco contavano di fronte al “potere costituito”:
Anche a piazza del Gesù, come in tutte le massonerie del mondo, esisteva una loggia coperta, destinata a riunire i fratelli più in vista. Si chiamava Giustizia e Libertà e in passato aveva visto una comparsa (rapida) dell'ex presidente del Senato e senatore a vita Cesare Merzagora, dei generali Giuseppe Aloja e Giovanni De Lorenzo; perfino il caporione fascista Giulio Caradonna era entrato e uscito diverse volte. Da qualche anno la Giustizia e Libertà era stata affidata a Giorgio Ciarrocca, direttore centrale della RAI, libero docente dell'Università di Roma. In quel forziere Ciarrocca aveva concentrato un materiale di primissima scelta, tra cui Franziskus Konig, arcivescovo di Vienna e cardinale tra i prelati. Tra i politici: Giacinto Bosco, Marcello Simonacci, Eugenio Gatto, democristiani; Luigi Preti socialdemocratico e perfino il dirigente comunista, speranza del partito Gianni Cervetti. Formidabile la presenza dei grandi e inamovibili condottieri delle industrie e delle banche pubbliche, dai boiardi di Stato di personaggi usi a trattare col potere da pari a pari, Eugenio Cefis, primo tra i primi, iscritto dal 15 settembre 1961, Leopoldo Modugno, dirigente delle Partecipazioni Statali, in loggia dal 9 giugno 1965, Giuseppe Arcaini, iniziato il 15 luglio 1963, Guido Carli, tra i liberi massoni dal 19 settembre 1967. E un altro grande e riservatissimo personaggio del mondo bancario non solo italiano ma internazionale, Enrico Cuccia, amministratore delegato di Mediobanca, seduto tra le colonne del tempio fin dal 27 marzo 1955.
Per chiudere in bellezza, tratto dal sito dell’archivio della Camera dei Deputati, dal fondo del Principe Giovanni Alliata di Montereale spunta una “ Querela per diffamazione a mezzo stampa contro Roberto Fabiani.
1979 gennaio - 1984 gennaio “. Tratta dal link http://archivio.camera.it/patrimonio/archivi_privati/ap01/documento/CD3400000157 ecco una descrizione del contenuto:
Il fascicolo contiene documentazione concernente la querela per diffamazione a mezzo stampa presentata il 29 gennaio 1979 da Alliata di Montereale contro Roberto Fabiani autore del libro I Massoni d'Italia (Roma, Editrice "L'espresso", 1978) nel quale erano presenti alcuni passaggi di natura diffamatoria nei riguardi di Alliata di Montereale e relativi al suo ruolo nella Massoneria … In particolare, si tratta della fotocopia della minuta della querela, presentata da Alliata di Montereale al procuratore della Repubblica presso il Tribunale penale di Roma,contro Roberto Fabiani e contenente anche la querela contro Carlo Caracciolo, presidente della S.p.a. Editoriale "L'espresso" e la richiesta di sequestro del libro; degli atti giudiziari emessi dalla Procura della Repubblica di Mondovì quali la fotocopia del decreto di citazione per direttissima nei riguardi di Roberto Fabiani e la fotocopia del rigetto della richiesta di sequestro del libro. Inoltre, sono conservati la fotocopia dell'atto di remissione della querela da parte di Alliata di Montereale e la fotocopia dell'avviso di pagamento delle spese di giustizia inviato da Tribunale di Mondovì ad Alliata di Montereale Si segnala la presenza dei seguenti periodico e ritaglio stampa: - «Gazzetta del Popolo», 25 ottobre 1979, con evidenziato l'articolo di Romolo Garavagno, Contro giornalista due generali ed un deputato, p. 7; - La rivolta degli scozzesi, in «OP», 13 febbraio 1979, n. 6 (3 esemplari in fotocopia). Si segnala il carattere riservato di parte della documentazione conservata nel fascicolo (40 anni).
L’anno dopo scoppierà lo scandalo su Licio Gelli il venerabile…
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