Il cinico “divo”, il banchiere mafioso e l’onesto avvocato (la parabola di Ambrosoli, ucciso 31 anni fa a Milano)
di Antonio Iosa *
Ieri , 9 settembre, alle 23,45, ho visto la trasmissione televisiva di Giovanni Minoli “La storia siamo noi” dedicato a Giorgio Ambrosoli, l’onesto avvocato esperto in liquidazioni coatte amministrative, che fu ucciso con quattro colpi di pistola, lasciando la moglie e tre figli, l’11 luglio 1979 nel centro di Milano, da un killer italo-americano (Joseph Aricò) ingaggiato da Michele Sindona per 50 mila dollari.
Sulle attività di Sindona, Ambrosoli aveva indagato, come liquidatore dell'impero economico del banchiere siciliano, rappresentato dalla Banca Privata Italiana. Perché Ambrosoli è stato ucciso? domanda il giornalista a Giulio Andreotti, senatore a vita e per sette volte Presidente del Consiglio. Il “divo Giulio”, considerato un grande statista, senza troppo scomporsi, così risponde, citando un detto romanesco: “Questo è difficile, non voglio sostituirmi alla polizia e ai giudici. Certo è che se l’andava cercando”
Si ricorda che lo statista Andreotti, (come scrive Corrado Staiano sul Corriere della Sera di ieri) “non fu prosciolto al processo davanti alla Corte di appello di Palermo nel 2003 per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso fino alla primavera del 1980. Il reato fu semplicemente estinto per prescrizione, giudizio confermato dalla sentenza definitiva di legittimità dalla Corte di Cassazione, il 15 ottobre 2004.
Andreotti ancora oggi non nasconde la sua empatia per il bancarottiere Sindona e gli fornisce le sue ambite preferenze. Il fatto che si occupasse sul piano internazionale, dimostra competenza economico - finanziaria che gli dava in mano una carta che altri non avevano e non c’erano motivi di ostilità, non si poteva che parlarne bene. Io cercavo di vedere con obiettività, non sono stato sindoniano, non ho mai creduto che fosse il diavolo in persona”.
All’epoca dello scontro Sindona - Ambrosoli, il senatore Giulio Andreotti dichiarava che Sindona “era il salvatore della lira” e quindi era schierato più per lui che per l’onesto Giorgio Ambrosoli, che faceva un servizio allo Stato italiano (Banca d’Italia) con competenza, normalità e semplicità, tanto da respingere i piani di salvataggio presentati, anche da Franco Evangelisti, braccio destro di Andreotti. Le minacce e la violenza di Sindona e dell’Italia piduista non fermarono Ambrosoli, che va avanti nel suo lavoro sino in fondo, fornendo prove e facendosi anche testimone contro Sindona per il crack della Banca Franklin di New Yorch.
Bravo Giulio!!! Così non viene smentita la tua protezione data, alla criminalità mafiosa di un bancarottiere come Michele Sindona, grande elemosiniere della DC. Ciò conferma altri collegamenti storici con esponenti mafiosi siciliani, a cominciare da quel Salvo Lima appartenente alla corrente andreottiana della DC e che fu, per molti anni, l’anello di congiunzione fra interessi mafiosi siciliani con le alte sfere politiche romane, che trovarono in Andreotti un sodale protettore.
La vittima Giorgio Ambrosoli viene ricordata con molto cinismo nell’intervista dal sornione senatore a vita. Ambrosoli, “l’eroe borghese”, viene additato come uomo che cercava rogne e morte per la sua onesta attività di servitore dello Stato. Al contrario. il bancarottiere mafioso Michele Sindona viene tuttora elogiato come un competente banchiere, che manipolava a Milano gli introiti di potentati mafiosi siciliani, che investivano nella finanza milanese.
Immaginate la sofferenza e lo strazio della moglie Annalori e dei figli a fronte di tanto cinismo della criminalità collusa con la politica! Il figlio di Ambrosoli, Umberto, ha scritto un libro, pubblicato nel giugno 2009, dal titolo “ Qualunque cosa accade”, ch’è stato ripreso anche dalla puntata televisiva messa in onda da Minoli, ieri notte.
* Presidente della Fondazione Carlo Perini di Milano, vittima del terrorismo e per 30 anni militante dell’ex DC, partito dello statista Giulio Andreotti, detto Belzebù
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