Cosa resta, ora, di Sarah Scazzi?
Cosa resta di questa tragedia? Cosa resta di una vicenda che ha mostrato il peggio del peggio? Il peggio della razza umana nella brutalità di un uomo che non è un uomo, il cinismo della televisione che non si ferma neanche di fronte alla morte. Cosa resta, ora, di Sarah Scazzi?
Il dolore, certo. Per una storia come ce ne sono tante. Purtroppo. Ma non basta. Quello che resta di una povera quindicenne che portava su di se la colpa di cominciare ad assomigliare ad una donna è un monito. Le urla della Ragione che silenziosamente impongono una riflessione. La spinta alla sessualizzazione di tutto che questa società mediatica sta imponendo genera mostri.
E non parlo solo degli spot per pubblicizzare un telefonino, un'auto o un aperitivo in cui la mercificazione del corpo delle donne è ormai la regola. Provate a guardare in che modo si è evoluta la moda bambino. A tre anni pretendono che vestiamo i nostri figli come veline e velini. Come pupe e secchioni.
Occorre reagire. E' non è un moto di neo bigottismo ad ispirarmi ma i timori per i pericoli che incombono sui nostri figli. Facciamo più attenzione a ciò che gli sta intorno. Snobbiamo chi ci propone un prodotto sulla base della mercificazione dei copi. Reagiamo.
Il dolore di una madre, a cui va tutta l'affetto che c'è, sia la benzina per una rinascita delle coscienze.
Ciao Sarah. Perdonaci.
Perdonaci tutti.
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