Sindone, Michele Allegri a Barbara Frale: "Benvenuta tra noi divulgatori"
di Michele Allegri *
E’ un anno o poco più che stiamo assistendo ad una rinnovata querelle, quella sulla Sindone di Torino. Come se si chiedessero è nato prima l’uovo o la gallina, in questo caso, alcuni accademici si domandano: il telo sindonico è vero o falso?
A farne le spese, questa volta, è la signora Barbara Frale, dipendente dell’Archivio Segreto Vaticano la quale, sostenendo che il telo sindonico di Torino è quello che avvolse il corpo martoriato di Gesù, è stata aspramente attaccata e contestata da eminenti storici, accademici, sindonologi, pure cattolici, da Vallerani a Canfora, passando per Lombatti, via via su fino ad arrivare a Nicolotti. Oggetto dell’attuale diatriba sono alcune scritte “sgrammaticate” in lingua greca, latina ed aramaica che comparivano sul telo sindonico ( ma che in realtà , con i potenti mezzi di oggi, non compaiono più!) e le relative traduzioni o interpretazioni delle traduzioni.
Secondo il mio vicino di casa, comparirebbero pure frasi di un pescivendolo thailandese che garantirebbe che i suoi pangasi sono freschi… Ma a lui non è stato dato il giusto spazio sui media, forse perché è induista.Comunque, ultimamente è comparsa una notizia, non smentita, che la Frale, “smaronata” per i continui attacchi ricevuti, ha deciso di rispondere ai suoi contestatori accademici dalle pagine della rivista mensile Fenix, che si occupa di esoterismo, cerchi nel grano, egittologia varia, diretta da Adriano Forgione, già direttore del mensile Hera.
La Frale, dalle pagine di quel giornale, avrebbe quindi contestato i contestatori, “sostenendosi” ed avvalendosi dello pseudonimo maschile di Giovanni Aquilani. Tutto ciò ha fatto inorridire il prof. Nicolotti che ha preso carta e penna ed ha scritto ad un notorio quotidiano che non era quello un bel modo di difendersi dalle “giuste” contestazioni accademiche, usando pseudonimi, elogiandosi e via discorrendo. La Frale ha sostenuto, invece, di aver concordato questa formula con il suo editore, il Mulino e di avere fatto solo un piccolo scherzo. Come andrà finire? Non so, quello che avevo da dire sulla Sindone, l’ho scritto in un articolo sul mensile Secreta e l’ho detto nella puntata di Rebus-questioni di conoscenza. E’ un falso, periziato nel 1988 da tre importanti laboratori internazionali!
Comunque sia, i Templari non adoravano il telo di Torino, come sostiene la Frale. I Templari cingevano con la loro cordicella di frati un idolo che aveva la forma di una testa, la quale veniva baciata ed adorata durante i capitoli notturni.
In alcuni casi, la testa viene chiamata “Bafomet”. La sindone è un telo, sarebbe difficile cingerlo. Inoltre, il telo non era oggetto di “idolatria”, manifestazione religiosa punita dalla Chiesa.
Teli sacri o stracci a parte, ne approfitto per parlare di un argomento di cui ha trattato la signora Frale, cioè il documento o pergamena di Chinon che l’archivista dice di aver trovato nell’Archivio Vaticano, come fosse stato dimenticato per secoli. Per esprimere alcune opinioni su questo tema, ( così delicato che all’ultimo G8 i capi di Stato non hanno potuto prendere sonno), ho recuperato anche il numero di Fenix dedicato all’argomento, per non dispiacere all’archivista del Vaticano, ovviamente.
Da anni tratto della storia templare e senza che nessuno mi abbia mai potuto smentire, ho sempre sostenuto, nei miei libri, negli articoli sui giornali, negli interventi in radio ed in tv, che il documento di Chinon dava avallo a ciò che gli storici hanno sempre sostenuto e cioè che i Templari praticavano strani riti, lontani mille miglia dall’ortodossia cattolica, anzi di più, di vera marca blasfema.
Ho sempre sostenuto, poi, che la lettura data a quel documento del 1308 è fuorviante. Infatti non si vuole riabilitare i Templari dalle accuse più che provate di eresia ma si vuole tirar fuori dalla mischia l’unico e vero responsabile per la fine dell’Ordine, cioè Bertrand De Goth, cioè Papa Clemente V. La scelta “politica” di taluni è quella di addossare ogni colpa al re francese cristianissimo Filippo IV il bello, “tanto non c’è più” e… Sarkozy non si prenderà certo la briga di reagire per difendere una monarchia che non c’è più..
In sostanza, i revisionisti sostengono che le accuse di eresia ai Templari erano una montatura di re Filippo e che Clemente V era succubo del re francese. Una delle più grosse balle dette al pubblico negli ultimi vent’anni!
Essi, i revisionisti, si dimenticano, però, che Clemente V emanò quattro bolle, atti ufficiali, con i quali stabiliva arresti dei Templari, sequestro dei loro beni, ordinando ai regnanti europei di fare altrettanto. I revisionisti si dimenticano o fanno finta di dimenticarsi che nessuno laico poteva mettere le mani su un monaco (e i templari lo erano), né tantomeno arrestarlo o torturarlo senza autorizzazione ecclesiastica. Inoltre i templari erano monaci che dipendevano direttamente dal papa e solo lui avrebbe potuto armare la mano degli Inquisitori. Cosa che avvenne puntualmente con tanto di bolla!
Il documento di Chinon non fa che confermare un’usanza sacrilega dell’Ordine templare e cioè che i cavalieri, all’atto dell’iniziazione, sputavano sul crocifisso e rinnegavano la figura del Cristo. I Templari si giustificarono dicendo che facevano questo atto “non con il cuore ma con la bocca”, cioè senza una vera intenzione di offendere “Nostro Signore Gesù”. Sta di fatto che lo facevano.
Niente di nuovo sotto al sole, perché negli atti inquisitori, il visitatore generale dell’Ordine Ugo de Pairaud dichiarò che lo sputacchio sulla croce “era usanza secondo lo statuto dell’Ordine”.
Siccome l’Ordine era cattolico, non meravigliatevi che ad un re cristianissimo e ad un papa girassero un po’ “ i due sigilli” per queste strane manifestazioni di affetto verso Gesù.
Nel documento di Chinon non sta scritto che erano accuse inventate da re Filippo. In tutti i documenti storici si parla di un fatto tradizionale. Tutto questo è stato stravolto e ancor di più. Si è detto che nel documento si parla dell’assoluzione di papa Clemente V per le accuse di eresia. Non è vero! Si parla di assoluzione dei Templari non perché il fatto non sussista ma per pentimento, che è ben altra cosa! Solo dopo che i Templari ebbero ammesso che era un rito veramente praticato e solo dopo un dichiarato e sincero pentimento, solo allora, Clemente V, il papa, li assolse.
* Dottore in Scienze Politiche con indirizzo politico-internazionale, è un profondo conoscitore della storia antica e contemporanea e degli scenari della geopolitica attuale, con particolare attenzione ai temi della cooperazione e dello sviluppo delle aree più svantaggiate del mondo.
Per i suoi studi in campo religioso ed esoterico, è stato più volte invitato a tavole rotonde e seminari di approfondimento sui Templari e gli Ordini cavaliereschi, nonché su istituzioni filantropiche europee e statunitensi. Collabora con riviste nazionali di storia, attualità e geopolitica ed è conduttore di programmi radiofonici. Da tempo, inoltre, opera nei settori delle pubbliche relazioni, della comunicazione e dell'editoria, ricoprendo incarichi e ruoli di vario livello.
La puntata di REBUS dedicata alla Sindone, dal titolo "Il Lenzuolo di Dio":
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