La “Piccola Louisiana” sarda su cui tutti tacciono (storia del disastro ambientale causato dalla petroliera Esmeralda)


di Betty Galanti

Mentre i giornali e i video-notiziari si preoccupano del gossip, tra un gluteo di Belèn e un amore di qualche velina, in Sardegna si vive da ormai un mese una situazione surreale, della quale nessuno sembra voler parlare.
Tutto è iniziato l’ 11 Gennaio di questo anno, quando la petroliera Esmeralda, durante un rifornimento di carburante presso il molo della società tedesca E.On., a causa di una falla nelle tubature, ha riversato in acqua un’ enorme quantità di idrocarburi destinati alla centrale elettrica di Fiume Santo.

Da quel momento in poi è stata messa in atto una vastissima operazione di cover-up sull'accaduto.


Inizialmente, infatti, si è parlato di uno sversamento di dieci quintali di petrolio. I dati ufficiali sono poi passati a trentamila litri. Ma oggi, grazie ai dati della protezione civile, sappiamo che la perdita di carburante si aggira all’incirca sui cinquantacinquemila litri! E non solo…il carburante disperso in mare non è esattamente quello di cui si è parlato inizialmente: non è petrolio, ma orimulsion, un emulsione ad alto contenuto idrocarburico proveniente dal Venezuela e ormai assolutamente fuori legge secondo le direttive europee, tanto che nella stessa centrale di Fiume Santo ne fu interdetto l’utilizzo già nel 2000, quando un altro enorme disastro ambientale ebbe luogo silenziosamente. La Regione Sardegna, tuttavia, ha successivamente proposto una serie continua di deroghe affinché l’orimulsion venisse ancora utilizzato dalla centrale tedesca, in barba alle normative europee e al trend mondiale, che considera questo combustibile assolutamente obsoleto e inutilizzabile ormai da anni, tanto che al momento gli unici ad utilizzarlo sono i cinesi. Perché queste dergohe suicide? 


Lo scopriamo in un articolo apparso in rete:
“Nel mese di giugno sono stati versati da parte di E.On, a titolo di anticipo delle imposte IRAP e “Robin tax”, 25,5 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi ai circa 50 milioni di euro versati nel novembre del 2009. A tale cifra deve essere sommato anche quanto versato da E.On Italia Spa, la holding del gruppo, che nel mese di luglio ha lasciato in Sardegna 13,2 milioni di euro.” (http://funkallero.altervista.org/perche-il-silenzio/).
La compagnia tedesca ha dato l’allarme solo dopo 36 ore dallo sversamento, cosa che ha chiaramente aggravato la situazione, senza considerare che, essendo l’orimulsion un carburante scarsamente utilizzato, non esistono al momento protocolli di bonifica. L’emulsione inoltre, essendo molto densa, non resta in superficie, ma tende a sprofondare a circa 80 cm sotto il livello dell’acqua, sino a depositarsi sui bassi fondali.

Lo spettacolo che oggi si può vedere lungo ben 18 km di costa è raccapricciante.
Spiagge ricoperte di catrame, pesci agonizzanti, acque oleose. Spettacolo che inizialmente le forze dell’ordine hanno cercato di evitare fosse manifesto, interdendo chiunque si apprestasse a fotografare o addirittura ad avvicinarsi alle zone colpite, come ad esempio la spiaggia di Platamona.


Pare addirittura che una grossa chiazza nera sia stata avvistata sin in Corsica.
Ma il ministro dell’ambiente Prestigiacomo smentisce qualsiasi pericolo. Informa infatti che la situazione è stata sanata, e tutti in Sardegna si chiedono come, dal momento che l’operazione di bonifica è stata pressochè irrisoria e ridicola. Su venticinque imbarcazioni disponibili alla bonifica i primi giorni dell’incidente, il ministero ne ha incaricata solo una; i tecnici impegnati a raccogliere sacchetti pieni di catrame ( ad oggi ne sono stati raccolti 600 kg) hanno abbandonato i sacchetti sulle rive delle spiagge, e la marea le ha riportate in mare; si cercano le zone inquinate con elicotteri ed aerei senza considerare che l’emulsione non resta a galla, ma precipita nei fondali; si mandano i sub a ricercare accumuli di materiale petrolifero nella zona dell’Asinara, e chiaramente le acque risultano pulite perché nessuno ha pensato che l’Asinara si trova a nord del luogo dell’incidente, e pertanto è impossibile che vi siano tracce di emulsione: in Sardegna, infatti, soffiano venti di maestrale e di grecale, cioè venti da nord ovest e da nord est!!! Per trovare residui a Nord occorrerebbero venti provenienti da sud! Ma la Prestigiacomo conferma che il pericolo è scampato e tutto è risolto e così nessuno parla di questo smisurato disastro: si ha paura di danneggiare il turismo, la pesca e di fare la solita figura dei buffoni.

Intanto leggiamo sul quotidiano “La Nuova Sardegna” che le petroliere della zona approfittano del disastro avvenuto per ripulire le proprie cisterne! Infine qualche giorno fa la situazione sarda diventa sempre più surreale: il 28 Gennaio, infatti, un camion proveniente dalla Alfa Acciai di Brescia, arriva nello stabilimento di Portovesme con un carico di rifiuti speciali contenti isotopi radioattivi di Cesio 137, da utilizzarsi anche questi come combustibili!! Si apre un’altra inchiesta. Ci chiediamo come sia possibile? Anche qui la Regione Sardegna ha firmato le solite deroghe, in cambio di cosa è’ inutile dirlo.
E mentre dai media tutto tace, gli artisti della Ex-Q di Sassari urlano la loro Operazione Black Fish: un’enorme balena nera costituita dai sacchetti del catrame raccolto nella spiaggia sassarese di Platamona, per sensibilizzare l’opinione pubblica, che ormai ha voce solo nel web.