Cosa la Qabbalah non è


di Betty Galanti

Vista e considerata l’enorme quantità di ciarlatani, di maestri improvvisati, di debunkers volontari o meno, o di falsificatori della storia e della Tradizione, di mercenari, di aspiranti anchor-man e show-girl che sfruttano il nome (e non solo il nome, ahimè) della qabbalah, mi pare doveroso chiarire, una volta per tutte, cosa sia questa benedetta qabbalah (o meglio, cosa non sia, perché spiegare cosa sia non è dato ad un articolo né ad un libro, ma allo studio rigoroso di molteplici testi coadiuvato dalla guida di un esperto maestro); qabbalah  che troviamo storpiata a più non posso, non solo nei suoi contenuti, ma nella sua stessa definizione e ortografia. Questo mio lavoro non è niente di originale perché, come le persone informate sanno, è già stato fatto a suo tempo dall’esimio Ghershom Sholem, probabilmente il più rinomato conoscitore contemporaneo di questa Tradizione, il quale ha già messo in guardia sulla distorsione e speculazione arbitraria che è stata fatta di questa corrente della mistica ebraica, dai vari Eliphas Levi, Alister Crowley etc etc.


Personaggi, questi ultimi, che senza avere un minimo di nozioni sulla cultura ebraica, e approfittando della bassa cultura del loro pubblico, hanno inventato a loro piacimento un minestrone di contenuti più o meno esoterici, simbolici, alchemici e divinatori, un ammasso di falsità inventate su due piedi e che di tradizionale non hanno che il nome rubato alla vera “dottrina”, rendendo agli occhi del mondo la vera qabbalah come un’ accozzaglia di inutilità e vaneggiamenti degni del mago Othelma e di Wanna Marchi. Cosa che purtroppo non ha fatto altro che svilire e sminuire un bagaglio culturale e tradizionale che rischia di non essere preso sul serio e di essere frainteso ed equivocato con l’ attuale pesudo-qabbalah da web dalla massa che gli si avvicina senza approfondire l’argomento, poiché questi detrattori della Tradizione la hanno resa alla stregua dell’oroscopo, dell’astrologia divinatoria, della smorfia napoletana.
Cioè niente che abbia a che vedere con questa misterica ed esoterica tradizione, che pochi davvero conoscono, ma che molti millantano di studiare ed abbracciare.
E’ chiaro che il poveretto che è incapperà in Eliphas Levi o in uno dei suoi cloni, senza un minimo di conoscenza della cultura ebraica, quella vera e non quella scritta sulla carta dei cioccolatini, difficilmente si renderà conto di essere il fruitore di un’informazione menzognera, se non avrà un minimo di istruzione specifica di base e un minimo di intuito, o sarebbe meglio dire intelletto.


E crederà che le storielle narrate ne “La chiave dei Grandi Misteri” o altre opere del succitato autore (Levi, ma è solo uno dei tanti), siano la vera tradizione cabalistica. Direi che mi viene da ridere, ed invece la verità è che questo è davvero agghiacciante e dimostra come al giorno d’oggi una persona qualsiasi possa stravolgere la verità a proprio piacimento, quando davanti a sé trova come pubblico un pubblico di capre. Capre abituate a mangiare qualsiasi erbaccia gli si presenti, e che scambiano la cicuta per insalata, solo perché qualche convincente e carismatico santone gli ha detto che stanno mangiando un’insalata. Capre che credono che la cicuta sia insalata, perché la vera insalata non solo non l’hanno mai mangiata, ma non si pongono nemmeno il problema di cercarla per poterla annusare.
Come ho già detto, questo doveroso lavoro di chiarificazione è già stato fatto  a suo tempo da Sholem, in opere come “La Cabala” o “Le grandi correnti della mistica ebraica”, ma è ovvio che il profano, il neofita e il ciarlatano, difficilmente leggeranno Sholem: lo spessore dei suoi libri evidentemente non si confà ai nostri nuovi “cabalisti”, che preferiscono nutrirsi di piccole dispense scritte da misconosciuti o anonimi e improvvisati “maestri”, o raccattare informazioni sulla rete, dove si sa, si trova un pesce buono ogni 33.
In verità è molto tempo che penso di pubblicare questo documento, perchè mi pare necessario sottolineare che la qabbalah non risiede nei testi di Louis Veronica Ciccone, in arte Madonna…per carità bella donna…e per altro molto più informata di alcuni nostri italici “esperti”! (E soprattutto se non altro dotata di un invidiabile stacco di coscia)…
Ma avevo messo il progetto nel cassetto, sino a che qualche giorno fa mi è capitato di leggere una delle più grosse castronerie mai lette in tutta la mia esistenza, sul sito (perché i santoni di oggi non pubblicano libri, scrivono in rete, non esistendo sul web un editore che freni le nostre idiozie, cosicché tutti possono dire tutto e il contrario di tutto, che una volta scritto e pubblicato diventa automaticamente la VERITA’), sul sito, dicevo, di un signore che si pone come conoscitore di verità inaudite, tradizione, simbolismo, esoterismo, qabbalah, ma che sarebbe meglio si desse alla sua vera professione, quella di avvocato.


Questo esimio maestro che si vanta di conoscere la qabbalah, il simbolismo e la Tradizione, che è a sua volta seguito come tutti i ciarlatani, da una stregua di pecoroni più ignoranti di lui, scrive:
“La cabala è tradizionalmente associata ai Tarocchi”.
Ammetto che un minimo di stima per questa persona aleggiava in me, prima di leggere questa imperdonabile castroneria, che mi ha fatto pensare: “Ecco, un altro ciarlatano, un altro Crowley!”.
Chi abbia un minimo di conoscenza della Tradizione coglie immediatamente lo stridere di questa falsa e deviante informazione.
Visto e considerato che il primo cabalista a noi noto è Adamo e che invece i Tarocchi nascono con molta probabilità nel XIII° secolo, ci chiediamo come possa essere fatta questa associazione “TRADIZIONALMENTE”. Ed inoltre, signor santone, le chiedo: ma lei sa cosa sia la Tradizione?
Tradizione viene dal verbo tradere, ossia tramandare. Quindi la Tradizione non è altro che l’insieme di informazioni che vengono tramandate di era in era…da che mondo è mondo non ci risulta che nessun maestro ebreo abbia mai tramandato il fatto che la qabbalah e i tarocchi siano legati da alcun nesso. La Tradizione viene da un’ Origine, da una Verità primeva, che mai e poi mai può essere associata ad una cultura, come quella dei tarocchi, nata in epoca moderna su basi moderne. Qualcosa di tradizionalmente tramandato, è tramandato dall’Origine: e all’origine dubito che D-o si facesse leggere i tarocchi dal serpente Nahash!
I Tarocchi, tra le altre cose, nascono come carte da gioco probabilmente in Cina, non certo in qualche conventicola di ebrei, e avevano puro scopo ludico: la loro funzione divinatoria arrivò in seguito, con molta probabilità grazie a qualche italiano (i soliti!). Cosa leghi la Cina alla tradizione ebraica, me lo spieghi lei di grazia! Credo che la risposta a questa domanda risieda nel nome di un famoso mazzo di tarocchi del XV° secolo, chiamato appunto: “Le minchiate fiorentine”!

Chi ha associato la qabbalah ai tarocchi è invece il già citato Eliphas Levi, alla fine del settecento (di quale Tradizione parliamo quindi, di quale Verità primeva, di quale Origine?), basando le sue teorie su nessun fondamento storico, e argomentando questa tesi con l’unico e semplice fatto che i Trionfi dei Tarocchi sono 22, così come 22 sono le lettere dell’alfabeto ebraico. Questo significa forse che anche tra il calcio e la qabbalah vi è uno stretto legame, essendo il gioco del calcio basato su 22 giocatori?
Questa ridicola e anacronistica teoria inventata da un signore che era in grado anche di storpiare il Tetragramma divino, tanto era ignorante della lingua ebraica, è poi stata ripresa da un signore di nome Alejandro Yodorowsky, un artista poliedrico quanto subdolo, che nella vita fa…il regista e lo scrittore (suo figlio Cristobal vende ora weekend-seminari di tarocchi a euro 250, alla faccia di D-o e della Tradizione!). E’ cioè un uomo che racconta STORIE e non verità, e basta una piccola ricerca per arrivare a questa informazione…ma come tutti sanno il ciarlatano non solo non ricerca, ma fa in modo che i proprio adepti e pecoroni non ricerchino, altrimenti il suo mondo costruito di menzogne di carta crollerebbe.
La Verità è il fuoco che fa bruciare questo castello di carta-menzogna. E poiché io sono una piromane, accendo volentieri questa miccia.
Altro fatto che sfugge al nostro santone (ma uso lui come esempio universale di tutti i cialtroni del mondo) è che i tarocchi sono “arte” divinatoria, mentre la qabbalah no!
La qabbalah tradizionale mai e poi mai viene o è stata utilizzata per prevedere il futuro, semmai per tentare di spiegare il presente e il passato, ma senza pretese magiche: l’esoterismo è una cosa, la magia un’altra, ma a causa di certi personaggi (tra cui alcuni cristiani del rinascimento che si dedicavano alla “qabbalah pratica”, invenzione assolutamente occidentale) il fraintendimento è sempre dietro l’angolo. La qabbalah cerca di spiegare l’oggettivo utilizzando strumenti che non sono noti ai più, elementi nascosti, intrinsechi ed interiori. Cerca di svelare, o sarebbe meglio dire rivelare, i misteri.
I tarocchi, invece, hanno la pretesa di leggere il futuro, di prevedere il disegno divino, di anticipare lo scorrere del tempo. Tutte cose che nella cultura ebraica sarebbero possibili solo a D-o e non certo ad un mazzo di carte o ad un cartomante di pelle e di ossa. Tutte cose in assoluta antitesi alla Tradizione da cui la qabbalah nasce.
La qabbalah si tramanda per tradizione, i tarocchi si comprano su “Mediashopping”.
La qabbalah si avvale di una scrittura sacra, geroglifica, una scrittura in cui ogni lettera nasconde nella sua grafia un immenso bagaglio di significati simbolici e che vuole avere la pretesa di essere stata scritta da D-o: la lingua utilizzata per la scrittura delle Tavole e della Torah, la lingua dell’Origine.
I tarocchi utilizzano disegni ed immagini creati ad hoc da grafici del rinascimento, a loro discrezione.
La qabbalah utilizza un alfabeto che è sempre lo stesso dall’Inizio: per cui un alef è e sarà sempre un alef. I tarocchi, invece, hanno immagini diverse a seconda dell’autore delle carte, per cui la carta degli Innamorati, ad esempio, è per Wirth in un modo e per Yodorowsky in un altro: non hanno univocità nemmeno nel loro “alfabeto”.
Premesso tutto ciò, cercherò ora di spiegare a sommi capi cosa si intenda per qabbalah, quella vera, e non quella da web che va tanto di moda al giorno d’oggi. E poiché, ripeto, spiegare la qabbalah in un articolo o un trattato sarebbe limitante, cercherò piuttosto di spiegare ancora cosa essa non sia.
Innanzitutto il più comune errore che viene fatto dal profano è quello di credere che la qabbalah rappresenti l’unico sapere esoterico della cultura ebraica, quando invece essa non rappresenta altro che una delle tante correnti della mistica ebraica, che oltre la qabbalah comprende la Merkavà, la Gnosi etc, etc. Quindi essa non è altro che una delle tante correnti della MISTICA ebraica. Mistica e non divinazione o magia: D-o non  contempla la superstizione.

Altro immenso e usuale errore è pensare che la qabbalah sia una dottrina che riguarda i numeri e le lettere. Niente di più falso e riduttivo: spesso infatti i non addetti ai lavori, come gli improvvisati addetti, confondono la qabbalah con una delle sue branche che studia i rapporti tra le lettere ebraiche ed i numeri: la ghematria, che a sua volta viene fraintesa con altre sottobranche della stessa, quale ad esempio il notaricon.
La qabbalah, infatti, è costituita da una miriade di insegnamenti che abbracciano svariati argomenti ed utilizzano molteplici tecniche: così, ad esempio, la qabbalah potrà occuparsi di spiegarci come è nato il mondo o con quali meccanismi questo si evolverà, ad esempio utilizzando la teoria delle shemittot, o cicli cosmici, oppure rivelarci il significato di alcuni versetti della Torah, o addirittura spiegarci come ottenere il tikkun, la restaurazione dell’Uno, il ritorno alle Origini, ma non certo potrà predirci quello che accadrà domani o se nostra zia scamperà al cancro oppure no. Queste previsioni vengono fatte solo da i soliti ciarlatani di cui sopra.
“La cabala” quindi “non è un unico sistema con principi fondamentali che possano venire spiegati in modo semplice e diretto, ma consiste piuttosto in una molteplicità di sistemi di approccio diversi, ampiamente separati l’uno dall’altro e talora complementari e contraddittori” (Ghershom Sholem, “La Cabala”).
Pertanto pare chiaro che raccontare in due righe cosa sia la qabbalah è impossibile, ma è possibile però chiarire cosa la qabbalah NON sia.
Una cosa è certa, la parola qabbalah significa “ricevuto” e cioè rappresenta un bagaglio culturale RICEVUTO da qualcuno che lo consegna, quindi il rimando alla Tradizione risiede già nella sua definizione: la qabbalah presuppone che vi sia un “traduttore” (colui che dona la qabbalah), e un ricevente (colui che riceve la qabbalah), pertanto è assolutamente impossibile pensare a questa dottrina senza la presenza di un Maestro e senza un’iniziazione: chi studia la qaballah da autodidatta non solo è un controsenso vivente, ma andrà davvero poco lontano. In particolare chi studia la qabbalah senza conoscere la sua lingua di origine, l’ebraico, sarebbe meglio si dedicasse alle parole crociate: è infatti impossibile avvicinarsi o comprendere appieno una sola briciola di questa Tradizione senza conoscere la lingua e il contesto culturale nella quale essa è nata e si è sviluppata.
Infatti sarà ad esempio impossibile ad un profano della lingua ebraica capire il legame che c’è tra la Verità cabalistica e la Morte, legate dalla stessa radice fonetica (Emet, verità; Met, morte). O la definizione che Nahmanides dà dei cabalisti citando il Qoelet 9: 11(cioè l’Ecclesiaste): yode’ei chen (coloro che conoscono la grazia), perché difficilmente senza conoscere l’ebraico capiranno che Chen (grazia) è qui usato come abbreviazione di chokhmah nistarah (sapienza segreta). E sempre per restare in tema della grazia, che da molti psueodcabalisti viene confusa con tipheret, la bellezza, difficilmente chi non conosce l’ebraico capirà la corrispondenza tra Noè e la grazia di cui sopra. (Noè in ebraico si dice infatti Noach, scritto senza vocali poiché esse in questa lingua non esistono. Questa parola è costituita dalle stesse lettere che compongono la parola Chen, di cui ha anche lo stesso valore ghematrico, ossia 58).
Insomma, avvicinarsi seriamente alla qabbalah senza conoscere l’ebraico è come cercare di svolgere un’equazione matematica senza conoscere i numeri! E’ quindi in qualche modo vero che questi nuovi cabalisti sono in tutto e per tutto dei veri e propri maghi che compiono miracoli!
Ora, poiché come tutte le cose essa può essere conosciuta a vari livelli, chi volesse accontentarsi di “bagnarsi leggermente con questa acqua”, non deve necessariamente studiare la lingua; ma è ovvio che chi si autoproclama maestro o esperto, deve necessariamente conoscerla, mentre purtroppo molti sedicenti conoscitori conoscono a malapena l’italiano.
La qabbalah, quindi, lungi da essere magia e occultismo, e tantomeno mera filosofia in quanto viene applicata alla vita di ogni giorno, è un sistema metafisico che vuole spiegare la Creazione, L’Uomo e D-o; un insieme di insegnamenti atti a riconoscere la differenza tra il bene ed il male, una guida per avvicinare l’Uomo a D-o nella preghiera e nella meditazione, ma anche nella ricerca scientifica, perché non bisogna dimenticare che le chiavi presenti nella qabbalah hanno anche lo scopo di trovare un continuum tra la scienza e la religione, tra intelletto e spirito, e gli scopi di essa sono sempre e solo benefici, mai volti a fini distruttori e venefici, come alcuni disinformatori antisemiti odierni e non hanno cercato di farci credere.
La qabbalah vuole essere quindi una scienza e non certo un’accozzaglia di incantesimi e rituali da retrobottega: non esistono code di rospo né filtri magici, ma solo tanto studio, ragione, intuito, conoscenza e cuore.
Con la speranza di aver destato almeno un po’ di curiosità che porti il lettore ad approfondire l’argomento e quindi a tastare con mano quanto espongo, smettendola di affidarsi alle sentenze degli pesudosantoni dalla verità in tasca, chiudo il mio intervento riportando una frase del Talmud da Caghigà 14b, lasciando a voi e a tutti i Ben Azai, Ben Zoma e Acher del mondo ricercarne e coglierne il significato:

“Cosi hanno insegnato i nostri saggi: quattro persone sono entrate nel Pardes ed erano: Ben Azai, Ben Zoma, Acher e Rabbi Akiva. Rabbi Akiva disse loro: quando arriverete alle pietre di marmo bianco non dite: acqua! Acqua!, dato che è scritto: colui che dice menzogne non potrà stare davanti ai miei occhi.
Ben Azai guardò e morì, e di lui il verso dice: preziosa agli occhi di D-o è la morte dei suoi pii. Ben Zoma guardò e rimase ferito, e di lui dice il verso: ha trovato miele, basta di mangiarne, o altrimenti ti sazierà al punto di vomitarlo. Acher si mise a tagliare i virgulti. Rabbi Akiva uscì in pace.

(ndr) aggiungo il video di una vecchia intervista ad Arie Ben Nun: