Nel XII secolo queste due bandiere rappresentavano scuole di pensiero opposte: quella dei Guelfi e quella Ghibellini. I primi sostenitori della Chiesa, e quindi papisti, e secondi sostenitori dell'Impero e quindi a favore del movimento comunale. Ma la contrapposizione tra San Giovanni Battista e San giorgio affonda le sue radici nella notte dei tempi. Dei nostri tempi.
La croce di San Giovanni è molto antica, generalmente si ritiene discenda dalla blutfahne, l'originaria bandiera del sovrano del Sacro Romano Impero costituita da un drappo di colore rosso a cui venne aggiunta la croce d'argento; di conseguenza era un simbolo di appartenenza alla parte imperiale dei ghibellini al contrario della Croce di San Giorgio che indicava una preferenza per i guelfi.
LA CROCE DI SAN GIORGIO
La simbologia del Salvifico vessillo della vera croce, come Jacopo da Varagine indicò la croce di San Giorgio, determinò nel medioevo, per i pellegrinaggi armati, l'appellativo di crociati. La Croce di San Giorgio venne quindi scelta come simbolo dei pellegrini che si recavano presso i luoghi santi del Cristianesimo e che dopo il 1095, anno di conquista di Gerusalemme da parte dei Turchi selgiuchidi, mossi in gran parte (in un primo momento) da spirito sincero di missione, decisero di prendere la croce ed armarsi per liberare la terra ove nacque e visse Gesù Cristo, in risposta ai ripetuti attacchi subiti dai Turchi, decisi, soverchiati gli Arabi, a spingersi alla conquista dell'impero Bizantino.
L'uso del vessillo da parte dei genovesi, invece, pare risalire ad epoche remote, quando l'esercito bizantino stanziava nella città, e il vessillo della guarnigione (una croce rossa in campo bianco) veniva portata in omaggio nella piccola chiesa di San Giorgio, ma è di sicuro attestato nel 1096.
Nel 1190 Londra e l'Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi protette dalla flotta genovese nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero dai numerosi attacchi di pirateria; per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annuale. L'Inghilterra, la città di Londra e la Royal Navy issano tutt'oggi la bandiera di San Giorgio ed è la loro bandiera nazionale.
In seguito alla creazione dell'odierno Regno Unito, si è creata la Union Flag (o Union Jack), risultata dalla sovrapposizione, delle bandiere di Inghilterra, Scozia e della vecchia bandiera adottata dalla corona britannica per l'Irlanda.
LA CONTRAPPOSIZIONE TRA GUELFI E GHIBELLINI
I termini guelfi e ghibellini indicano le due fazioni che dal XII secolo sostennero, nel contesto del conflitto tra chiesa e impero e del movimento comunale, rispettivamente la casata di Baviera e Sassonia dei Welfen (pronuncia velfen, da cui la parola guelfo) e quella di Svevia degli Hohenstaufen, signori del castello di Waiblingen, (anticamente Wibeling, da cui la parola ghibellino), in lotta per la corona imperiale dopo la morte dell'imperatore Enrico V (1125), che non aveva eredi diretti.
All'interno delle città, la stessa dicotomia, superando il tradizionale significato di lotta politica tra papato e impero, si ripropose poi nella lotta tra le fazioni guelfa e ghibellina della popolazione, entrambe volte a esercitare dominio del comune. Alcune volte le due fazioni coesistevano, come a Firenze, dove la lotta cominciò dopo l'uccisione di Buondelmonte de' Buondelmonti, dagli Amidei. Per accrescere la loro forza sia le città guelfe sia quelle ghibelline si riunirono in leghe opposte le une alle altre: così dalla seconda metà del XIII secolo le guelfe Firenze e Lucca ingaggiarono con i loro alleati contro la lega ghibellina composta da altre città toscane (Arezzo, Siena, Pistoia, Pisa), un lungo conflitto, che ebbe come termini estremi la battaglia di Montaperti del 1260 e quella di Altopascio del 1325.
Nella seconda metà del XIII secolo dopo il 1266 data della battaglia di Benevento si ha in Italia una vera e propria crisi del partito ghibellino che aveva perso il suo maggior apporto; cioè la dinastia Sveva che ebbe inizio con Federico Barbarossa per poi concludersi con le sconfitte di Corradino e Manfredi di Sicilia tra il 1266 e il 1268. A questa crisi ne consegue un forte progresso per i guelfi che predominano l'Italia appoggiati militarmente sia dal re di Napoli, Carlo I d'Angiò e sia dai vari Papi e così i guelfi arrivano a rimpossessarsi di Firenze soprattutto grazie alla famosa battaglia di Colle Val d'Elsa del 17 giugno 1269 quando i guelfi colligiani e fiorentini (insieme ai loro alleati) inflissero una sonora sconfitta ai ghibellini senesi. Con la sconfitta dei senesi, nell'arco di pochi decenni i ghibellini furono via via scacciati dai comuni dell’Italia centro-settentrionale.
SAN GIORGIO E SAN GIOVANNI BATTISTA
L'origine dei due vessilli, speculari ed opposti, trova origine nell'interpretazione iconografica dei due santi: San Giorgio che uccide il drago diviene, nel tempo, il simbolo del "potere governativo" che soggioga il nemico del popolo (il drago); San Giovanni, invece, muore decapitato per aver denunciato la condotta immorale di un despota ingiusto (Erode).
Ma la contrapposizione tra queste figure va ben oltre. San Giorgio è probabilmente una figura più mitologica che storica mentre Giovanni, cugino del Cristo, rappresenta uno dei più importanti anelli di congiunzione tra la più importanti religioni monoteistiche che fanno di Gerusalemme il loro fulcro: Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Tutte concordano nel definire Giovanni il precursore dei Profeti, colui che precedette Maometto ma anche Gesù.
L'antagonismo tra i seguaci del Cristo e di suo cugino è all'origine anche di una delle teorie relativa all'eresia Templare: il vero Profeta, secondo questa interpretazione storica, sarebbe stato Giovanni mentre suo cugino Gesù era più che altro il "braccio politico" di una corrente rivoluzionaria (per l'epoca) che puntava a sovvertire lo schiacciante potere dell'impero romano nelle provincie mediorientali.
San Giovanni e San Giorgio, sono quindi rappresentanti di contrapposte versioni della Storia secolare che oggi trovano espressione nei loro due vessilli: uguali e contrari, speculari e contrapposti. Chi li usa (o vuole usarli) è bene che lo sappia.