Arriva nella vita di tutti il momento in cui diventa inevitabile il confronto con la nostra coscienza. Stiamo agendo correttamente? E' giusta la causa che stiamo servendo? A volte questo confronto diventa un vero e proprio dibattimento interiore quando a confrontarsi sono la nostra coscienza e il primordiale istinto di sopravvivenza. Un lavoro a cui non possiamo rinunciare ma serve una causa che non condividiamo, per esempio. Mi domando in quanti, tra coloro che hanno servito l'abominevole stermino dell'olocausto, si sia insinuato questo intimo confronto. Quanti hanno hanno realizzato che ciò che stavano facendo era aberrante eppure lo hanno fato.
E non mi riferisco agli spietati assassini che hanno ucciso uomini, donne e bambini inermi. Per quelli non mi sento neanche di fare una riflessione. Penso piuttosto a chi ha contribuito solo un piccolo pezzo all'immane tragedia dell'olocausto: poliziotti, pompieri, gendarmi, ufficiali, medici, infermieri, impiegati, etc. Persone che avrebbero potuto ribellarsi, non ubbidire, mostrare il proprio dissenso. ma che non hanno fatto niente perché hanno pensato a se stessi. O ai propri cari. Per quanto saranno stati perseguitati dalla coscienza poi?
Ecco perché Liliana Segre, tra i pochi sopravvissuti italiani alla carneficina nazi-fascista, ha voluto che nel memoriale del binario21 a Milano venisse scritta a caratteri cubitali la parola INDIFFERENZA. Perché ieri come oggi è con essa che dobbiamo confrontarci: quanto siamo indifferenti noi verso i bisognosi di oggi? Quanto siamo indifferenti noi alle ingiustizie di oggi? Quante volte abbiamo abbassato la testa invece di alzarla?
Ho incontrato e intervistato personalmente Lilana Segre e voglio riproporre ancora le sue parole:
Non solo: visto il continuo pullulare di squallidi revisionisti e di ottuagenari smemorati causa il RIMBAMBIMENTO da ribalta, voglio indirizzarvi anche all'ottimo lavoro fatto da Mattia Paolinelli per rispondere, punto su punto, alle strampalate sciocchezze di chi, ancora oggi, nega l'olocausto: