La "teoria delle caramelle", l'autocontrollo e la gratificazione posticipata


Nel 1972, lo psicologo Walter Mischel dell'Università di Stanford condusse uno degli esperimenti sullo studio del comportamento umano meglio riusciti al mondo. Lo studio passò alla storia come la teoria dei marshmallow o delle caramelle.

Nella scuola materna situata presso la Stanford University, venne selezionato un campione di circa 600 bambini con età comprese tra i 4 e i 6 anni. Divisi per gruppi, venivano condotti in una stanza vuota dove, sulla scrivania o su una sedia, veniva posto un vassoio pieno delle più ambite leccornie: marshmallow, biscotti alla crema o al cioccolato, pretzel e caramelle di ogni genere. Ai bambini veniva chiesto di resistere quindici minuti prima di mangiarli. Chi ci riusciva, riceveva in premio una seconda razione di leccornie. Mischel osservò come alcuni “si coprivano gli occhi con le mani o si giravano" per non guardare il vassoio. Altri cominciavano a prendere a calci la scrivania per la rabbia e la frustrazione. Qualcuno si tirava i capelli o cose del genere. Altri ancora decidevano di mangiare subito ignorando il "premio" posticipato.



Degli oltre 600 bambini che parteciparono all’esperimento, un terzo riuscì a rimandare la gratificazione abbastanza a lungo per ottenere il secondo marshmallow. Gli altri non furono in grado di resistere o si accontentarono di una sola razione di caramelle. L’esperimento confermò l’ipotesi che l’età determina la capacità di differire la gratificazione. 

Ma ciò che ha resto il test di Mischel un pilastro della psicologia è il seguito del primo esperimento. Nel 1988, 16 anni dopo, sui genitori degli stessi bambini venne condotto un questionario per capire quali evidenze comportamentali si fossero mostrate nel tempo tra i loro figli. Ebbene, il team di Stanford constatò che “i bambini in età prescolare che avevano ritardato la gratificazione più a lungo venivano descritti dai genitori come adolescenti più maturi e responsabili degli altri”. Nel 1990, 18 anni dopo il primo test, un secondo studio ha mostrato che la capacità di ritardare la gratificazione era anche correlata con maggiori punteggi SAT (test di ingresso all'università).

Che cosa possiamo imparare da questa importantissima teoria? Innanzi tutto che l'autocontrollo è una virtù che conviene allenare fin dall'infanzia nei nostri figli, visto che questo li premierà meglio e più a lungo quando andranno ad occupare il loro posto nella società. I veri destinatari della teoria, quindi, siamo noi genitori che troppo spesso gratifichiamo in modo sbagliato o troppo cedevole i nostri figli. Addirittura arriviamo a dare senza alcun merito e, addirittura, anche senza che ci sia una vera richiesta. Solo e soltanto per placare, magari, la nostra coscienza.

Allenare al merito, all'autocontrollo e alla gratificazione posticipata, ne sono certo, può contribuire notevolmente alla "sindrome da noia" di cui troppo spesso sono affetti gli adolescenti e i post-adolescenti. Su di loro, è evidente, ricadono le nostre colpe e le nostre mancanze.