#Charlie Hebdo, che cosa abbiamo sbagliato?
Che cosa abbiamo sbagliato? Me lo sono chiesto anch'io, come tanti, dopo i fatti di Parigi. Una strage sconvolgente, grottesca, barbara e ingiustificabile che impone una riflessione attenta. Pacata nei toni ma ferma nell'indicare responsabilità , complicità e ignavia (che Dante, giustamente, puniva con l'Inferno).
Abbiamo ecceduto nella libertà di espressione, parola e opinione? Sicuramente no. Certo, deridere la principale figura di riferimento di una religione, qualunque essa sia, personalmente trovo che non sia la via migliore per trovare progresso e civiltà . Ma resta il fatto che ognuno deve essere libero di esprimersi come crede, fermato solo dalle leggi che una comunità sa darsi.
Allora cosa abbiamo sbagliato?
Sicuramente abbiamo lasciato per troppo tempo irrisolta la "questione palestinese" fino a farla incancrenire al punto da apparire irrisolvibile. Abbiamo pensato solo ed esclusivamente al vil denaro, sfruttando terre e territori solo in funzione delle loro risolse energetiche (gas e petrolio). Ci siamo dimenticati dei popoli che soffrivano mentre i soliti si arricchivano. Abbiamo evidentemente pensato che padri e madri sarebbero rimasti a guardare inermi mentre i loro figli subivano la fame ed ogni sorta di ingiustizia. Ci siamo concentrati solo su di noi. Quei "noi" che ritengono di essere il mondo civilizzato, potente e opulente. E mentre fronteggiavamo il crescente problema dell'obesità e delle malattie cardio-circolatorie (che uccidono più delle guerre e degli attentati terroristici) ci siamo limitati a guardare, a sbirciare il dolore del medio-oriente.
Abbiamo seminato la paura e l'odio ed oggi ci troviamo nella condizione di fronteggiarne l'amaro raccolto. E allora cosa possiamo fare? Nulla direbbe qualcuno, ormai la situazione è sfuggita di mano. Hanno ragione quelli, direbbe qualcun altro, che indicano la guerra come unica via. Armiamoci e partite, diceva il papato durante le crociate contro gli infedeli musulmani. Troppi interessi, troppa ignoranza.
Ma io non penso che tutto sia perduto. Serve azione, ma quella buona. Serve una inversione di tendenza. Un esempio concreto? Comprare ciò che i popoli più sfortunati sono in grado di produrre, fomentare l'economia sana. Basterebbe che ogni stato progredito aprisse uffici ben protetti per acquistare artigianato, manufatti e ogni genere di materiale commerciabile. Proposta banale e vedo già la comparsa di un deridente sorriso nascere su alcuni volti. Per certi versi è il principio del micro-credito, dell'aiuto concreto alle famiglie che coltivano ancora sogni e speranze. Ci sarà pure un motivo se questa idea ha fruttato persino un premio Nobel. Occorre smettere di predicare odio. Occorre cominciare a coltivare speranza.
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