Generazione Z, sanno cosa vogliono ma non si sentono rappresentati


La
Generazione Z (nati tra il 1995 e il 2010) rappresenta il nostro domani eppure, dati alla mano, pochi sembrano capaci di comprenderla veramente. Hanno ben chiari quali sono i loro valori ma non si sentono adeguatamente rappresentati da chi ha il compito di plasmare il loro futuro. E, così, cresce la loro voglia di distacco da un mondo che sembra non voler tener conto della loro importanza.

Chi sono, cosa vogliono?

Nelle ultime ore mi hanno colpito almeno 3 notizie emblematiche che riguardano questa giovane generazione: il cantautore Ultimo, che ne fa parte, dice al Corriere della Sera di non conoscere un solo coetaneo che voti o vada in chiesa a causa della sfiducia in istituzioni troppo lontane dal loro sentire; un’indagine dell’Università di Urbino ci rivela quanto credano nell’Unione Europea e quanto amino leader capaci di unire, come Mario Draghi, piuttosto che dividere; in Georgia, sono stati il vero argine che ha impedito l’approvazione di una legge contro i principi ispiratori dell’Europa unita.

Tanto dovrebbe bastare per capire chi sono e cosa vogliono ma un’altra indagine lo precisa meglio: l’84% afferma di avere una chiara comprensione dei propri valori e i principi guida che determinano i loro comportamenti. Tre, in particolare, sono i pilastri della loro identità come Generazione Z:

  • Benevolenza: li motiva a promuovere il benessere delle persone con cui sono in contatto più di frequente;
  • Universalismo sociale: li motiva a promuovere la comprensione, l'apprezzamento, la tolleranza e la protezione di tutte le persone nella società senza distinzione alcuna;
  • Sicurezza: li motiva a promuovere la sicurezza e la stabilità personale e sociale.

Ma, sorprendentemente, solo il 25% afferma di essere fortemente d'accordo sul fatto che le politiche e i programmi dei propri governi siano in linea con i propri valori.

In estrema sintesi sanno chi sono e cosa vogliono, e sanno anche che non si riconoscono nella condotta di chi è al comando.

Il rapporto con tecnologia e intelligenza artificiale

Sembra molto ampio anche il divario tra generazioni in tema di innovazione. Secondo uno studio Angi, per i giovani della GenZ l’AI è il presente e sarà sempre più parte del futuro. Lo sostiene il 20% di loro contro il 10% degli italiani in generale. Gli under 35 vedono nell’intelligenza artificiale un’opportunità di sviluppo e di crescita, interpretandola come il principale megatrend delle transizioni ecologica e digitale. Che sono poi elementi fondamentali della loro scala di valori.

Prima che la relazione tra vecchie e nuove generazioni si trasformi in un conflitto

Ci sono abbastanza segnali d’allarme per prevedere che presto, se non ci sarà una correzione di rotta da parte dei più anziani, la relazione tra vecchie e nuove generazioni si trasformi in un conflitto sociale dai risvolti imprevedibili. Ancora una volta, uno strumento fondamentale è rappresentato dalla partnership pubblico-provati attraverso la quale lavorare di più e meglio alla comprensione reciproca. Senza però dimenticare un fatto: il mondo che oggi i più maturi disegnano per il futuro, appartiene già alla GenZ e con lei andranno fatti bene i conti.